Così, nella prima metà del XIX secolo, veniva descritta la Fiera di Canna nell’ARCHIVIO DI STATO DI COSENZA, Fondo Fiere e Mercati.
INTENDENZA DELLA CALABRIA CITERIORE, stato generale delle fiere e mercati che si celebrano nei rispettivi Comuni della Provincia, della loro durata, e degli oggetti principali che vi si smerciano.
ANNO 1839: CANNA – luogo detto Mercato – mercoledì dopo prima domenica di luglio – 3 giorni – animali di ogni specie, panni, seta ed altro – da tempi remotissimi.
La fiera di Luglio, fino al 1970 circa, era considerata la più importante di tutto il territorio Calabro-Lucano circostante.
Negli anni precedenti al 1950, i Feraioli cominciavano ad arrivare già una settimana prima il suo svolgimento ed il Mercato cominciava ad animarsi per la presenza dei forestieri e degli zingari. Naturalmente la loro presenza comportava anche dei problemi di natura logistica, dal momento che l’unica locanda “Aurora” poteva ospitare un numero limitato di persone.
Ed ecco che si improvvisavano le famose Taverne in locali adattati. Nel Mercato sorgeva una baracca, costruita con pali di legno e ginestre, in cui si preparavano vivande a base di Pastorale, arrosti di carne e interiora di capretti. Per questo, sotto certi aspetti, venivano anticipate le sagre gastronomiche dei nostri giorni.
Un’altra caratteristica era la vendita delle granite e delle gassose rinfresacate in secchi pieni di ghiaccio tritato, prodotto nelle locali ghiacciaie di Ielpo e Pitrelli. Per i ragazzi, poi, l’arrivo del gelataio ambulante era una festa e si faceva a gara per girare la ruota per la preparazione del gelato; poi, seduti sulla scala da tuppett, gustavano il premio del loro lavoro: un cono alla crema. Le masserie vicine al paese, la sera della vigilia, si popolavano di persone ed animali provenienti da tutto il circondario, per accaparrarsi, di buon mattino, il posto migliore nei luoghi delle contrattazioni.
La Fiera era così anche un punto d’incontro, dove si scambiavano impressioni sull’andamento del raccolto della corrente stagione agricola nelle varie contrade e si acquistavano gli attrezzi agricoli più recenti.
Insomma la Fiera era un momento di aggregazione umana, di scambi commerciali e di comunicazione di tale portata che ancora oggi, per definire ad effetto un avvenimento gioioso e confusionario, si dice: “fan’ a fer’ da Cann”.