a cura di Letizia Ranu’
PROLOGO
Il versante sud-orientale della dorsale di Nocara è interessato da una antica ed estesa frana sulla quale è sito l’abitato di Canna. Il piede del deposito di frana invade il torrente Canna, deviandone il corso verso est. Tre sono le fasi morfodinamiche ipotizzate, indicate con T1, T2, T3 dalla più antica alla più recente. La prima fase, T1 ha interessato, con fenomeni di ribaltamento e crollo, le arree più elevate del rilievo (Unità di Nocara). Nella fase T2 l’approfondimento del Torrente Canna ha causato la riattivazione del fenomeno franoso dei terreni argillitici che costituiscono la base del versante (Argille Variegate). La fase attuale, T3, interessa il piede della paleofrana in occasione di intense e prolungate piogge. Ciò indica che le condizioni di equilibrio del versante non sono del tutto stabilizzate.
INTRODUZIONE
Il corpo di frana interessa il versante sinistro del Torrente Canna. Tale area ricade sul bordo esterno dell’appennino meridionale che, come è noto, è caratterizzato da un gran numero di forme di dissesto idrogeologico. Tutta l’area è infatti costituita da terreni argillosi fortemente erodibili. Accanto ai numerosi fenomeni di instabilità di versante di limitate dimensioni che si attivano nei periodi di massima intensità piovosa, sono presenti corpi di frana di grande estensione areale. E’ questo il caso della grande frana presente sul versante sud-orientale della dorsale di Nocara sul cui deposito, ormai addolcito dall’erosione e ricoperto di boschi, sorge l’abitato di Canna.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
I terreni affioranti nell’area in esame sono attribuiti a due unità: l’Unità di Nocara, riferibile a l Miocene inferiore (circa 20 milioni di anni fa) e le Argille Variegate, riferibili al Cretacico superiore – Eocene (da 65 a 40 milioni di anni fa). L’Unità di Nocara è costituita da una successione torbiditica di arenarie, conglomerati e peliti, mentre le Argille Variegate sono costituite da argilliti scagliettate che, tramite un contatto tettonico, poggiano sulle successioni arenitiche, sia che queste si trovino in giacitura rovescia (Dorsale di Nocara), che in giacitura dritta (Canale di S. Vuglione). Strutturalmente l’Unità di Nocara è riconducibile ad una piega sinclinale antiforme. In particolare, in località “Il Serrone”, la piega presente sul fianco sud orientale, una brusca troncatura che corrisponde ad una ripida scarpata; questa risulta essere la nicchia di distaco dell’imponente paleofrana di Canna.
CARATTERI MORFOLOGICI
La dorsale di Nocara si erge dall’area circostante formando un elemento morfologico molto caratteristico; raggiunge una quota di 860 mt. e si estende fra due profonde incisioni torrentizie (Canale del Ragone a nord e Torrente Canna a sud). Le aree più elevate sono localizzate in corrispondenza degli affioramenti del Membro Arenaceo Conglomeratico. La parte medio-alta dei fianchi della dorsale costituita dal Membro Arenaceo-pelitico, presenta una morfologia di tipo collinare. La parte medio-bassa, dove affiorano le Argille Variegate, è caratterizzata da un rilievo blando di tipo collinare i cui versanti sono interessati da un diffuso dissesto sia superficiale che profondo.
LA FRANA DI CANNA
La frana in questione, sebbene appaia stabilizzata, presenta al piede fenomeni di rimobilizzazione. Il fenmeno franoso si sviluppa per circa tre Km., dalla cresta della dorsale (“Il Serrone”) fino alla base del versante (“Torrente Canna”), occupando un’area circa 5 Kmq. Il versante è stato interessato da tre principali fasi morfodinamiche indicate, dalla più antica alla più recente con T1, T2, T3. T1= Questa fase, la più antica, è testimoniata dalla vistosa nicchia di distacco che caratterizza le aree più elevate del versante sud-orientale della dorsale di Nocara e dall’esteso accumulo di frana del Piano della Noce. La nicchia di distacco principale rivolta verso sud-est si sviluppa a quota 800 mt. ed è rappresentata da una ripida scarpata alta oltre 150 mt., che lambisce la periferia meridionale dell’abitato di Nocara. L’accumulo di frana ben osservabile al Piano della Noce ha una estensione di circa 20 ettari ed è il corpo di frana più esteso ed imponente presente sul versante. Esso è costituito da un’associazione litologica caratterizzata da blocchi di arenaria e conglomerati di dimensioni variabili dal dm3 al m3 e da megablocchi di sequenze arenaceo-conglomeratiche di dimensione dell’ordine di 106 m3. Ai piedi della nicchia di distacco è presente un’area depressa (laghetto di frana) che verosimilmente alimenta in buona parte la sorgente “Fontana La Massa” (460 mt.) caratterizzata da una portata media di 1,5 lt/sec. La presenza di una falda idrica indica che il deposito a blocchi e megablocchi poggia su terreni impermeabili ad elevata componente argillitica. T2= Le tre nicchie di distacco di questa seconda fase si attestano nel deposito del Piano della Noce e si sviluppano rispettivamente verso SE, E e NE. La fase di riattivazione è iniziata con fenomeni di scalzamento alla base del versante. Il fenomeno franoso ha interessato prima i terreni delle argille Variegate e del Membro arenaceo-pelitico e poi, progredendo verso l’alto, ha interessato il deposito a megablocchi del Piano della Noce. Fra i tre sottobacini quello che si sviluppa verso est è il più esteso ed è sede dell’abitatao di Canna. Gli elementi fisiografici che lo caratterizzano sono alcuni depositi a megablocchi compresi fra quaota 420 e quota 340 mt slm., separati fra loro da gradini morfologici. Alla base di uno di tali gradini, a quota 340 mt. sgorga la sorgente “Fontatana Lamanna”, con una portata media di 2 lt/sec. La presenza di aree a basso gradiente topografico e di una sorgente hanno rappresentato probabilmente due elementi favorevoli all’antropizzazzione di quest’area. T3 = L’ultima fase evolutiva è testimoniata dai dissesti che si verificano attualmente e che interessano le aree marginali al piede della frana. Tali aree sono costituite da associazioni litologiche a prevalente comportamento plastico che essendo sovraccaricate dal peso dei depositi di frana sovrastanti, in occasione di intense e prolungate piogge, sono soggette a fenomeni di scorrimenti e colate come nel caso del dissesto verificatosi in località “Piazza” nel dicembre del 1972.
CONSIDERAZIONI FINALI
La dinamica deformativa della frana di Canna è caratterizzata da tre fasi principali. In un primo momento un enorme volume di blocchi arenaceo-conglomeratici si sgretola dalla dorsale di Nocara e collassa per ribaltamento e crolli sui sottostanti terreni arenaceo-argillosi e argillosi (Membro arenaceo-pelitico e Argille Variegate). La seconda fase si produce in seguito all’approfondimento dei corsi d’acqua per il marcato sollevamento regionale tutt’ora attivo; anche il Torrente Canna incidendo il piede del versante crea le condizioni per la riattivazione dei movimenti franosi che raggiungono una quota di 620-630 metri. In questo processo di retrogressione il fenomeno franoso ha dapprima interessato i terreni argillosi alla base del versante e successivamente i terreni del Piano della Noce. L’ultima fase, tutt’ora in atto, è caratterizzata dalla ripresa dei movimenti franosi al piede del versante. Per concludere si può affermare che, contrariamente a quanto si verifica nel caso di movimenti polifasici, caratterizzati dalla retrocessione delle nicchie di distacco, in questo caso l’evento primario è quello di crollo che avviene nella parte più alta del rilievo; solo successivamente si attiva il processo di retrogressione su un versante gia interessato da fenomeni gravitativi di massa.